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Il giocatore d’azzardo “gioca per giocare”

Spesso si crede che le persone con un problema di azzardo giochino per vincere.

Chi si occupa della tematica invece sa che il giocatore d’azzardo gioca per giocare.

Può sembrare paradossale ma è proprio così: chi si perde nelle spirali della dipendenza inizia, è vero, per vincere del denaro, ma continua perché è nell’atto del gioco che trova sollievo.

Citiamo di seguito Alessandra Mureddu con alcuni pezzi tratti dal suo libro “Azzardo”:

“Nessun giocatore patologico esulta per una vincita e se ne sta su una sedia a rimpiangere i soldi che ha perso immaginando come avrebbe potuto impiegarli diversamente”.

Non è il denaro quello che cerca un giocatore, ma una via di fuga dal presente, dai probi problemi e dalle proprie preoccupazioni.

Ancora: “Sentivo i battiti accelerare, riconoscevo la smania dell’azzardo, la paura, l’eccitazione. […] più spesso non riconoscevo in quell’apparente candore la disperazione di chi a causa del gioco ha perso tutto, i soldi, la famiglia, la dignità, e si aggrappa anche una volta all’illusione che giocando vincerà una vita migliore”.

All’interno dei gruppi ama che si occupano di azzardo emerge spesso che il vero momento di ” liberazione” è quello in cui sono finiti tutti i soldi, quello in cui si è perso tutto, perché solo così si è certi che quella sera non si giocherà più.

Fermarsi “gustandosi” la vincita, fermarsi avendo vinto, è una dinamica impossibile, perché il desiderio è quello di continuare a giocare, di continuare a vivere in questo mondo sospeso che l’azzardo ci illude di abitare.

E l’’illusione di sopperire alle perdite con una grossa vincita è preponderante, paralizza qualsiasi pensiero razionale creando una specie di patina che camuffa “la magia” per realtà.

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